Quando abbiamo iniziato a conoscere da vicino la realtà del carcere e le storie dei suoi ospiti è stato inevitabile confrontarsi con temi molto delicati. In alcuni casi ci siamo trovati davanti a situazioni che generano un forte impatto emotivo. E’ difficile restare equilibrati di fronte alle storie, spesso raccontate con sincero pentimento, di certi reati.
La nostra scelta è stata di non giudicare quello che è accaduto. Siccome però tutti concordiamo con la visione di Zimbardo del forte ruolo che ha l’ambiente nel determinare i nostri comportamenti, abbiamo pensato che fosse giusto attivarci per dare una mano a queste persone, che sono state molto meno fortunate di noi.
Il primo istituto penitenziario che abbiamo contattato per il nostro progetto è stato Bollate. In seguito, abbiamo avviato contatti anche con Verona: per ora operiamo su queste due realtà, evitando di disperdere troppe energie su un fronte eccessivamente vasto.
Gli istituti di pena hanno tempi e procedure legati alla delicatezza delle attività di cui sono responsabili. Grazie all’aiuto delle persone e delle organizzazioni con cui siamo venuti in contatto sia a Bollate, sia a Verona, stiamo imparando come mettere in contatto due mondi, quelli dell’industria e della detenzione, profondamente diversi fra loro, ma con obiettivi comuni forti e reciprocamente utili.
L’unione fa la forza: per questa ragione fin dal principio abbiamo coinvolto una serie di persone che hanno sposato la filosofia e gli obiettivi del progetto. Il loro ruolo è simile al nostro: vengono coinvolte nei progetti quando serve la loro competenza.
Abbiamo creato un’Associazione che ha la stessa denominazione della società: “EffettoB”, -perché è uno strumento snello ed efficace per tenerci tutti uniti e permetterci di comunicare con facilità ed efficacia quello che è necessario. Gli strumenti che usiamo per comunicare sono frutto di una scelta attuale e pragmatica: Linkedin e Facebook sono infatti i due mondi social più universali.